VISITE PER BAMBINI

martedì 15 ottobre 2024

Gli Dei Romani.

Gli Dei Romani sull'olimpo
Giove è al centro con il fulmine, affiancato da Giunone, Minerva, Nettuno, Marte, Venere, Apollo e Diana, tutti raffigurati con i loro simboli distintivi.

Chi erano gli dèi a cui i Romani dedicavano i templi?

I Romani credevano che tantissimi dèi e dee governassero la loro vita e il mondo intorno a loro. Ogni divinità aveva un compito specifico: alcuni dèi proteggevano le persone, altri facevano crescere i raccolti, altri ancora aiutavano nelle battaglie. Ecco perché costruirono tanti templi, ognuno dedicato a un dio o a una dea speciale. Ma chi erano questi dèi così importanti? E perché erano così amati dai Romani? Scopriamolo insieme!

Giove: il re degli dèi

Giove, re degli dèi, è raffigurato davanti al maestoso Tempio di Giove Capitolino, con il fulmine in mano, che simboleggia il suo potere su cielo e fulmini. Il cielo tempestoso sopra di lui illumina la scena, mentre i cittadini romani offrono preghiere e ringraziamenti per una vittoria.

Uno degli dèi più importanti era Giove, il re di tutti gli dèi. Giove era il dio del cielo, dei fulmini e dei tuoni. I Romani pensavano che Giove fosse il protettore di Roma, per questo gli dedicarono il Tempio di Giove Capitolino, uno dei più grandi e maestosi. Il tempio era costruito sul Campidoglio, la collina più importante di Roma, proprio per mostrare quanto fosse grande e potente questo dio. Quando i Romani vincevano una battaglia, andavano nel tempio di Giove per ringraziarlo. Se invece c'era una tempesta, pregavano lui per calmare i fulmini e proteggere la città.

Saturno: il dio del tempo e dell’agricoltura

l'immagine colorata che rappresenta Saturno, il dio del tempo e dell'agricoltura, davanti al Tempio di Saturno nel Foro Romano. Saturno tiene una falce, simbolo della sua connessione con l'agricoltura, circondato da simboli di ricchezza e abbondanza, come monete d'oro e raccolti. Sullo sfondo, il popolo romano celebra la festa dei Saturnali, scambiando doni e godendosi festeggiamenti in un'atmosfera di gioia e unità.

Un altro dio molto importante per i Romani era Saturno, il dio del tempo e dell’agricoltura. Ma Saturno non era solo un dio: per i Romani, era anche il simbolo della ricchezza. Proprio per questo il Tempio di Saturno, costruito nel Foro Romano, era usato anche come tesoreria dello Stato, cioè il posto dove conservavano i soldi e i tesori più preziosi della città. Saturno era molto importante per i contadini, che gli offrivano doni sperando in buoni raccolti. Ogni anno, in onore di Saturno, si svolgeva una festa chiamata Saturnalia, durante la quale tutti, ricchi e poveri, si scambiavano doni e si divertivano insieme. Era un momento di gioia e felicità per grandi e piccini, e si pensava che Saturno fosse felice di vedere il popolo così unito e allegro.

Cerere: la dea delle messi

Cerere, la dea romana dell'agricoltura, davanti al suo antico tempio. Cerere tiene in mano un fascio di grano, simbolo del suo ruolo nel nutrire la terra e garantire abbondanti raccolti di cereali come grano e orzo. Sullo sfondo, i Romani celebrano una festa primaverile in suo onore, con cerimonie e offerte per ringraziarla dei doni della terra.

Un'altra dea fondamentale era Cerere, la dea che faceva crescere il grano, l’orzo e tutti i cereali. Per i Romani, Cerere era come una madre che si prendeva cura di loro, assicurandosi che ci fosse sempre cibo per sfamare tutti. Il suo tempio fu costruito nel 493 a.C., subito dopo la nascita della Repubblica Romana, ed era un luogo di preghiera per chiedere raccolti abbondanti. Ogni primavera, i Romani organizzavano feste in suo onore, durante le quali si svolgevano grandi cerimonie per ringraziarla per i doni della terra.

I Diòscuri: i fratelli coraggiosi

Diòscuri, i gemelli Castore e Polluce, eroi protettori dei Romani, davanti al loro tempio nel Foro Romano.  una vittoria con feste e cerimonie.

Hai mai sentito parlare dei Diòscuri? I Diòscuri erano due fratelli gemelli, Castore e Polluce, che venivano considerati degli eroi molto coraggiosi. Secondo la leggenda, i due fratelli aiutavano i Romani durante le battaglie. Per questo motivo, nel 482 a.C., venne costruito un tempio in loro onore nel Foro Romano. Si diceva che i Diòscuri apparissero sui campi di battaglia per dare forza e coraggio ai soldati. Ogni volta che i Romani vincevano una battaglia importante, facevano grandi feste per ringraziare Castore e Polluce.

Vesta: la dea del fuoco sacro

Vesta, la dea romana del focolare, davanti al suo tempio circolare nel Foro Boario. Le sacerdotesse Vestali sono raffigurate mentre si prendono cura del fuoco sacro, che arde al centro del tempio, proteggendo la città.

Una delle dee più amate era Vesta, la dea del focolare, il fuoco che riscalda le case e le rende accoglienti. A Vesta era dedicato un tempio speciale nel Foro Boario, dove ardeva un fuoco sacro che doveva rimanere sempre acceso. Le sacerdotesse che si prendevano cura di questo fuoco erano chiamate Vestali, e il loro compito era molto importante. Se il fuoco si spegneva, si pensava che Roma fosse in pericolo. Le Vestali vivevano nel tempio e dedicavano la loro vita alla dea Vesta, mantenendo il fuoco acceso e pregando per la protezione della città. Il tempio di Vesta aveva una forma circolare, diversa da tutti gli altri, e rappresentava il calore e la protezione che la dea offriva alle famiglie romane.

Fortuna Virile: la dea della buona sorte

Fortuna Virilis, la dea romana della fortuna, davanti al suo tempio nel Foro Boario. La dea tiene una cornucopia, simbolo di abbondanza e buona sorte, mentre i cittadini romani offrono piccoli oggetti e monete in segno di gratitudine per le benedizioni ricevute.

Hai mai desiderato che la fortuna ti aiutasse? Per i Romani, la dea della fortuna si chiamava Fortuna Virile, ed era molto venerata. Nel Foro Boario, accanto al Tempio di Vesta, c’era un altro tempio dedicato proprio a questa dea. La Fortuna Virile era considerata la protettrice del destino e della buona sorte, ed era invocata soprattutto da chi cercava di avere successo nella vita. Il suo tempio, ancora oggi visibile, è uno dei meglio conservati a Roma. Ogni anno si svolgevano grandi feste in suo onore, durante le quali le persone chiedevano fortuna per sé e per la propria famiglia. La fortuna era così importante che spesso venivano lasciati piccoli oggetti o monete nel tempio come segno di gratitudine per un buon evento accaduto.

Morale della storia

I Romani costruivano templi per ringraziare e onorare gli dèi che proteggevano la loro città e le loro famiglie. Grazie ai templi e ai riti, si sentivano al sicuro, sapendo che gli dèi li avrebbero aiutati nelle difficoltà.

Riassunto: I Romani costruirono templi per onorare tanti dèi e dee, come Giove, Saturno, Cerere e Vesta, che proteggevano la città e la sua gente.

Bibliografia:

  1. Mario Rossi, I templi di Roma antica: dèi e costruzioni, Edizioni Bambini Curiosi, Roma, 2021.
  2. Luisa Bianchi, Gli dèi della Repubblica Romana, Editrice Saperlo, Milano, 2020.
  3. Carla Verdi, Le divinità romane spiegate ai più piccoli, Edizioni Piccole Scoperte, Torino, 2022.

lunedì 14 ottobre 2024

Come si scolpisce una statua

 Anche con strumenti semplici e poche risorse, se ci metti impegno, pazienza e cura, puoi creare qualcosa di straordinario che dura nel tempo.

Come venivano scolpite le statue etrusche?

Hai mai pensato a come riuscissero, tanti anni fa, a creare statue così grandi e dettagliate senza gli strumenti moderni? Beh, gli Etruschi, un popolo antico che viveva in Italia centrale, erano dei veri maestri nella scultura e riuscivano a scolpire incredibili opere d'arte usando solo gli strumenti disponibili all’epoca.
Oggi ti racconterò come facevano:

Le materie prime: la pietra e il bronzo
Gli Etruschi usavano principalmente due materiali per le loro statue: la pietra e il bronzo. La statua nella prima foto è scolpita in pietra. La pietra, come il tufo o la pietra calcarea, era facile da trovare nelle cave vicine. Essendo una roccia piuttosto morbida, poteva essere scolpita più facilmente rispetto ad altri materiali più duri come il marmo, che era utilizzato più tardi dai Romani.
Ma gli Etruschi erano anche famosi per le loro statue in bronzo. Per creare una statua in bronzo, usavano una tecnica speciale chiamata fusione a cera persa. Questa tecnica consisteva nel creare prima un modello della statua in cera d'api. Il modello in cera veniva poi ricoperto da uno strato di argilla o terra. Una volta asciutto, il tutto veniva messo nel fuoco: la cera si scioglieva, lasciando lo spazio vuoto, e in quello spazio veniva versato il bronzo fuso. Una volta che il bronzo si raffreddava e solidificava, gli artisti rompevano la copertura esterna e, come per magia, appariva la statua in bronzo.

Gli strumenti usati dagli scultori
Gli strumenti usati dagli scultori

Per scolpire la pietra, gli scultori etruschi usavano strumenti molto semplici, ma efficaci. Prima di tutto c'era il martello, che serviva per dare colpi forti e grossolani alla pietra. Poi c'era lo scalpello, un attrezzo con una punta affilata che serviva per lavorare nei dettagli, come creare i lineamenti del viso o le pieghe dei vestiti. Per le rifiniture finali, gli scultori usavano una specie di carta abrasiva primitiva fatta con sabbia e pietra.
Immagina la pazienza e la forza che ci voleva per creare una statua: ogni colpo di martello doveva essere preciso, altrimenti c’era il rischio di rovinare tutto il lavoro! Ma nonostante questi strumenti semplici, gli scultori etruschi riuscivano a creare figure molto dettagliate e realistiche. Pensiamo alla statua in alto: sebbene il volto sia rovinato, possiamo ancora vedere come le mani siano scolpite in modo molto realistico e come i dettagli dei vestiti siano ben curati.

La fase di progettazione
Fase di progettazione

Prima di iniziare a scolpire, gli artisti etruschi facevano un progetto. Di solito disegnavano su pergamena o direttamente sulla pietra una bozza della statua. Questo li aiutava a capire come doveva essere la forma finale e quali dettagli aggiungere. Alcune statue erano scolpite direttamente in grandi blocchi di pietra, mentre altre venivano create a pezzi separati che poi venivano assemblati insieme.
A volte, per statue molto importanti, lavorava un intero gruppo di scultori. C’era chi si occupava della parte grossolana, cioè di dare forma al blocco di pietra, e chi invece si concentrava sui dettagli più minuti, come i volti, le mani e le decorazioni. Questo lavoro di squadra permetteva di creare statue più grandi e complesse in meno tempo.

Simmetria e proporzioni

Uno degli aspetti più sorprendenti delle statue etrusche è la loro simmetria e proporzione. Anche se non avevano strumenti moderni come righelli o calcolatori, gli scultori etruschi erano molto attenti a rendere le loro opere ben proporzionate. Usavano spesso misure del corpo umano per calcolare le dimensioni delle statue. Per esempio, sapevano che la testa doveva essere circa un ottavo dell'altezza totale del corpo, o che le braccia dovevano raggiungere una certa lunghezza in rapporto al busto. Questo garantiva che le statue risultassero armoniose e realistiche.

Decorazioni e dettagli
Decorazioni e dettagli

Dopo aver scolpito la statua principale, arrivava il momento di aggiungere i dettagli. Questi potevano includere decorazioni sui vestiti, cinture, collane o simboli scolpiti sulla pietra. Nella statua in alto, vediamo una grande cintura decorata, un segno che probabilmente indicava che la persona raffigurata era importante o aveva un alto rango sociale. Gli scultori dovevano lavorare con grande precisione, perché i dettagli erano quelli che rendevano la statua speciale e unica.
Spesso le statue venivano anche dipinte. Gli Etruschi usavano colori brillanti come il rosso, il blu e il giallo per dipingere i vestiti e i dettagli del volto. Purtroppo, con il passare del tempo, i colori si sono sbiaditi o sono completamente spariti, ma se avessimo potuto vedere queste statue quando erano nuove, sarebbero apparse molto colorate e vivaci.

La funzione delle statue

Le statue etrusche non erano solo decorative. Spesso venivano create per scopi religiosi o per onorare persone importanti. Molte di esse venivano collocate nelle necropoli, come quella che vediamo in alto, per vegliare sui defunti e proteggerli nell'aldilà. Altre volte, le statue rappresentavano divinità o eroi leggendari, e venivano poste nei templi per essere venerate dalla popolazione.
Gli Etruschi credevano molto nel potere simbolico delle statue. Pensavano che attraverso di esse potessero comunicare con gli dei o con gli spiriti dei loro antenati. Per questo motivo, ogni statua veniva scolpita con grande cura e rispetto, e spesso venivano organizzate cerimonie speciali durante la sua collocazione.

Un'arte che vive nel tempo
Anche se molte delle tecniche e dei segreti degli scultori etruschi sono andati perduti con il tempo, le loro opere continuano a vivere. Ogni statua ci racconta una storia, ci mostra come vivevano le persone in quei tempi lontani e cosa consideravano importante. La statua in alto (ma chi era questo personaggio? scopriamolo: Clicca qui), per esempio, ci parla di un’epoca in cui il rispetto per i morti e il ruolo sociale erano elementi centrali della vita quotidiana.
Gli Etruschi, con i loro semplici strumenti e la loro infinita pazienza, sono riusciti a creare qualcosa che è sopravvissuto per secoli. E grazie a queste opere d'arte, possiamo ancora oggi ammirare la loro bravura e immaginare com'era il mondo tanto, tanto tempo fa.

La Statua Misteriosa

La statua senza volto di Casale Marittimo in provincia di Pisa nasconde un mistero antico. Chi rappresenta? Forse un leader, un guerriero o una guida spirituale.
Adesso possiamo vederla al
Museo Archeologico di Firenze

La statua senza volto di Casale Marittimo nasconde un mistero antico.

Chi è la statua senza volto?

C'era una volta una statua misteriosa, alta e imponente, trovata nel lontano paese di Casale Marittimo. La statua aveva una particolarità: il volto era danneggiato, quasi irriconoscibile. Ma la statua nascondeva una storia antica e affascinante, che parlava di un tempo molto lontano, circa nel VII secolo a.C. La prima domanda che veniva in mente ai bambini che la vedevano era sempre la stessa: "Chi rappresenta questa figura senza volto?"

Un abito strano
Un abito strano

La statua indossa un abbigliamento strano, con una cintura molto larga e una lunga tunica che le copriva quasi tutto il corpo. Questo modo di vestire era tipico di un tempo antico, quando uomini e donne vestivano in modo molto diverso da oggi. Gli archeologi, che studiano queste sculture, pensano che la persona rappresentata fosse molto importante, forse un guerriero o un leader della comunità.

La posizione delle mani
Inpostazioni delle mani

Un altro mistero della statua era la posizione delle mani. Una mano era appoggiata sul petto, come se la persona stesse salutando o facendo un gesto di rispetto. L'altra mano invece si trovava all'altezza della pancia. "Cosa significano queste mani?" si chiedevano tutti. I gesti delle mani sono molto importanti nelle sculture antiche, perché spesso indicano il carattere o l'importanza della persona.

Il materiale di costruzione

Questa statua era stata scolpita in pietra (Come scolpivano le statue? Clicca qui!, un materiale molto resistente che permetteva alle opere di durare nel tempo. Anche se il volto era ormai rovinato, il corpo della statua era ancora in ottime condizioni. La pietra usata veniva estratta da cave locali e scolpita con grande cura. Gli antichi scultori erano molto abili e sapevano dare vita alla pietra, facendola sembrare quasi reale.

Il mistero della sua posizione

Ma c'era un'altra domanda ancora più grande: perché questa statua era stata trovata in quel luogo preciso, nella necropoli di Casale Marittimo? Una necropoli è un antico cimitero, e spesso le statue venivano messe vicino alle tombe per proteggere i defunti o per rappresentare le persone sepolte lì. Forse questa statua era stata messa lì per ricordare qualcuno di speciale, una persona importante per la comunità.

Le incisioni misteriose

Osservando più da vicino, si potevano notare delle piccole incisioni sulla cintura e sulla tunica della statua. Non erano disegni a caso, ma simboli che avevano un significato per chi aveva vissuto tanti anni fa. Forse raccontavano storie di battaglie o di imprese eroiche. Ma nessuno poteva dirlo con certezza, perché quelle incisioni erano troppo antiche per essere comprese facilmente.

Una statua come guida

Molti esperti ritengono che la statua potesse rappresentare una guida spirituale o un protettore. Le sculture del periodo erano spesso usate per raffigurare figure divine o persone che avevano un grande significato per la comunità. Guardando la statua, si poteva immaginare un uomo forte e coraggioso, che vegliava su chiunque fosse passato vicino a lui.

Il ritrovamento emozionante
Il ritrovamento emozionante

Quando la statua fu ritrovata dagli archeologi, fu un momento di grande emozione. Immagina di scavare nella terra e, all'improvviso, trovare una figura così antica! Tutti si chiesero immediatamente chi fosse e perché fosse stata sepolta lì. Gli scavi furono molto difficili, ma alla fine la statua fu portata alla luce. Adesso si trova in un museo, dove tutti possono ammirarla e cercare di immaginare la sua storia.

La risposta al mistero

Quindi, chi era questa persona rappresentata dalla statua? La risposta, in realtà, è ancora un mistero. Gli archeologi hanno molte teorie, ma nessuno può dire con certezza chi fosse. Quello che sappiamo è che la statua veniva da un tempo molto antico, quando la vita era molto diversa da quella che conosciamo oggi. Forse un giorno, con nuove scoperte, riusciremo a scoprire la verità.

Morale della storia

La statua ci insegna che anche le cose più antiche e misteriose possono raccontare storie importanti, se sappiamo osservarle con attenzione e curiosità. A volte, è bello non avere tutte le risposte, perché così possiamo continuare a immaginare e a cercare la verità.

domenica 13 ottobre 2024

La vita nell'Antico Egitto

Una celebrazione dell'armonia e della felicità

Scopri la vera vita nell'antico Egitto, piena di armonia e felicità. Oltre le piramidi, gli egiziani celebravano la vita con magia e gioia!

Una celebrazione dell'armonia e della felicità

Quando pensiamo all'Antico Egitto, molti immaginano piramidi imponenti, faraoni potenti e un popolo ossessionato dalla morte. Ma la realtà era molto diversa! Gli egiziani amavano profondamente la vita e facevano del loro meglio per viverla al massimo, sia che fossero contadini, artigiani o nobili.

Gli egiziani credevano che la vita fosse così bella da volerla continuare anche dopo la morte. Infatti, l'aldilà per loro era solo una continuazione della vita terrena, con tutto ciò che amavano: cibo, musica, feste e amici. Quindi, invece di vedere le piramidi e i templi come monumenti alla morte, dobbiamo pensarli come celebrazioni della vita e della memoria. Le persone che costruirono questi monumenti erano artisti e lavoratori che venivano pagati per il loro lavoro, non schiavi come a volte si pensa.

Un mondo di armonia e magia

La vita quotidiana degli egiziani era piena di momenti di gioia e festa. Non solo lavoravano duramente nei campi o nei cantieri, ma sapevano anche divertirsi. Giocavano a sport, leggevano storie e passavano tanto tempo con la famiglia e gli amici. Questo perché credevano nel Maat, un concetto di equilibrio e armonia. Vivere in pace con gli altri e rendere felici le persone intorno a te era fondamentale per loro.
Un’altra parte importante della loro vita era la magia. Gli egiziani credevano che tutto fosse connesso dalla magia, chiamata Heka, che esisteva prima ancora degli dei. Heka era la forza che rendeva possibile l'ordine dell'universo e aiutava le persone a vivere in equilibrio.

La vita felice di tutti (esclusi gli schiavi)

La vita felice di tutti (esclusi gli schiavi)

Anche se la società egiziana era divisa in classi, tutti cercavano di godersi la vita. I nobili e i faraoni avevano documentazioni dettagliate perché erano famosi, un po’ come le celebrità di oggi, ma anche i contadini e i lavoratori amavano la vita. Scrittori e archeologi ci raccontano che tutti, ricchi o poveri, cercavano di sorridere e fare in modo che la loro vita fosse ricordata.
Un antico saggio egiziano, Ptahhote, scrisse che bisogna "lasciare che il tuo viso brilli durante il tempo in cui vivi". Essere felici non solo rendeva la propria vita migliore, ma anche quella degli altri.

Gli antichi egizi ci insegnano che, proprio come oggi, vivere una vita equilibrata, felice e in armonia con gli altri è il segreto per essere ricordati.




Roma, Gli inizi

La crescita di Roma Antica

 Immagine della case di fango lungo il fiume Tevere

La nascita di Roma e la sua crescita

Tanto tempo fa, Roma era solo una piccola città nata lungo le sponde del fiume Tevere. Grazie alla sua posizione favorevole, iniziò a crescere e a prosperare attraverso i commerci. I mercanti romani utilizzavano il fiume come via per trasportare i loro beni e questo contribuì a far conoscere la città e a renderla più ricca.

I 7 Re di Roma

Roma fu governata da sette re, da Romolo, il suo leggendario fondatore, fino a Tarquinio il Superbo, l'ultimo re. Durante questo periodo, Roma non solo cresceva in potenza, ma assorbiva influenze da altre grandi civiltà. Dai Greci, per esempio, i romani impararono tantissimo: presero spunto dalla loro letteratura, dalla loro religione e anche dall’architettura, ossia il modo di costruire case e templi.

L'influenza degli Etruschi

Un altro popolo molto importante per la crescita di Roma furono gli Etruschi, che vivevano a nord. Gli Etruschi avevano sviluppato una grande abilità nel commercio e nella gestione delle loro città. Roma imparò da loro come migliorare il commercio e come abbellire la città, prendendo esempio dalle loro usanze. Gli Etruschi iniziarono a influenzare Roma molto prima del 600 a.C., ma le loro incursioni nell'area portarono nuove idee e nuove tecniche di costruzione e commercio.

I primi passi della Repubblica

Dopo aver cacciato l'ultimo re, Tarquinio il Superbo, nel 509 a.C., i Romani decisero di cambiare il loro sistema di governo. Grazie a Lucio Giunio Bruto, venne istituita la Repubblica Romana, dove invece di un re, il potere era gestito da più persone, rendendo Roma ancora più forte.

Il re della Foresta e gli Etruschi

Il leone che vedete è una scultura etrusca fatta di nenfro, una pietra vulcanica molto resistente. Gli Etruschi, un antico popolo vissuto in Italia, usavano spesso questa pietra per creare statue. Questo leone è stato trovato a Val Vidone, vicino a Tuscania, e risale a circa il 350 a.C.

Ma cosa faceva questo leone? Era un leone funerario, cioè una statua che veniva posta sulle tombe. Gli Etruschi credevano che i leoni potessero proteggere i defunti nell'aldilà. Infatti, sulla base della statua c’è una scritta in lingua etrusca che dice: "Questa è la tomba di Nevzna Arnth". Quindi, questo leone aveva il compito di proteggere la tomba di una persona chiamata Nevzna Arnth. Non è bello questo nome che torna da noi dopo tanti secoli?

I leoni funerari: guardiani dell'aldilà

I leoni funerari come questo erano molto comuni nelle tombe etrusche, perché gli Etruschi credevano che i leoni fossero simboli di forza e protezione. Mentre oggi possiamo vedere leoni raffigurati come "re della giungla", nell'antico mondo etrusco questi animali avevano un significato più profondo. Erano considerati guardiani delle tombe, posizionati per difendere i defunti dai pericoli nel loro viaggio verso l'aldilà. Il leone non era solo un simbolo di potere, ma anche di difesa spirituale, pronto a proteggere l’anima del defunto da qualsiasi male o spirito maligno.

Le statue di leoni si trovavano spesso all'entrata delle tombe, proprio come i leoni di pietra che oggi vediamo all'ingresso di palazzi o monumenti. Era come se questi animali avessero il compito di sorvegliare la tomba per l'eternità, rendendo sicuro il passaggio dell’anima verso l’altro mondo. Questa convinzione ci racconta molto sulle credenze degli Etruschi riguardo alla vita dopo la morte e su come cercassero di garantire la pace eterna ai loro cari.

Le statue come queste sono molto importanti per capire la cultura e le credenze degli Etruschi, che davano molta importanza al viaggio nell'aldilà e usavano simboli come il leone per proteggere i loro cari anche dopo la morte.

Una sfida per i miei amici:
Nella vostra città ci sono dei leoni davanti all'ingresso dei monumenti o palazzi importanti?

L'ispettore Merer e la grande Piramide

Il Papiroo di Merer

Scopri il papiro più antico del mondo che svela i segreti della costruzione della piramide di Cheope. Un racconto per bambini curiosi!

Il papiro ci racconta la costruzione delle piramidi
Per approfondire, clicca qui!

Come gli Antichi Egizi hanno costruito la Piramide di Giza

Tanto tempo fa, nell'antico Egitto, un faraone chiamato Cheope decise di costruire la Grande Piramide di Giza, una delle Sette Meraviglie del mondo antico. Ma come hanno fatto a costruirla? Nel 2013 è stato scoperto un papiro molto speciale, il Papiro di Merer, che racconta la storia della sua costruzione. Questo papiro, il più antico mai trovato, risale a 4.500 anni fa e fu scritto da un ispettore chiamato Merer.

Merer e i suoi operai trasportavano i blocchi di pietra con barche lungo il fiume Nilo. Queste pietre servivano per coprire la piramide con un bellissimo strato di calcare bianco, che brillava al sole.

Cosa ci insegna il papiro?

Il papiro di Merer ci insegna quanto fossero ingegnosi gli antichi egizi. Con tanta organizzazione e lavoro di squadra, sono riusciti a costruire una piramide che possiamo ancora ammirare oggi!


Articolo in evidenze

Gli Dei Romani.

Giove è al centro con il fulmine, affiancato da Giunone, Minerva, Nettuno, Marte, Venere, Apollo e Diana, tutti raffigurati con i loro simbo...

Il più popolare